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Synr Chase. L’intervista al rapper “no-sense”

Synr Chase. L’intervista al rapper “no-sense”

synr chase

Synr Chase è un rapper che si definisce “no-sense”. Si definisce un figlio nato dal Rock e dal Rap e penetra dritto nei timpani di ogni ascoltatore con le sue produzioni esplosive. Se gli chiedete chi è, vi risponderà cosi “Una persona nel limbo, dove passato, presente e futuro non si connettono. Ho il nord nel sangue e il sud nel nome. Carattere italiano e origini svedesi, vedo la città pure in provincia. Cerco possibilità dove non ci sono, troppo facile farlo dove ci sono”.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui, ecco cosa ci ha raccontato.

Benvenuto nel laboratorio creativo di idee  Free Club Factory. Il tuo è un progetto decisamente accattivante e moderno. Raccontaci come è nato.

“Grazie! Sono contento che il progetto sia piaciuto, visto che sono quasi due anni che ci lavoro con il mio team e sta uscendo solo ora. Questo progetto è nato nel periodo COVID, durante il periodo della prima quarantena. E’ curioso perché io e il mio produttore Nog ci siamo conosciuti nello stesso periodo e alla prima occasione ci siamo beccati.Il concept dell’EP nasce una sera in cui mi son chiesto cos’è che porterebbe qualcosa di nuovo alla musica emergente dalle mie parti. Allora ho iniziato a scavare dentro me stesso, non cercando cose nuove, ma affrontando ciò che già sapevo. E così ho iniziato a guardare le mie due chitarre, ormai lasciate da parte per tanto tempo: e subito mi sono ricordato che suonavo sempre senza plettro, proprio come Mark Knopfler. Da lì è stato un continuo scrivere, senza fermarsi. Incredibile come da una cosa così piccola, possa uscirne l’universo, no?.

Hai detto che i generi musicali che ti hanno influenzato di più sono il Rap/Hip Hop ed il Rock. Da dove nascono queste influenze e come le hai assorbite per ritrovarle nelle tue produzioni?

“Se devo dirla tutta, da ragazzino mi sono avvicinato alla musica grazie al rock. Mia madre mi tartassava con Bruce Springsteen, Bob Dylan, Dire Straits e Queen: io e questo genere poi ci siamo sposati definitivamente quando ho iniziato a suonare la chitarra. Anni dopo ho cominciato a suonare per diverse band, però vedevo che non tutti la prendevano seriamente ed era molto difficile sentirsi in sintonia. Dopo che si è sciolta l’ultima band con cui suonavo, mi sono messo in proprio e ho iniziato ad innamorarmi piano piano del Rap. Non so precisamente da dove sia nata questa passione per l’Hip Hop, so solo che piano piano ho iniziato a frequentare jam, concerti ed eventi. Questo grazie anche ad amici stretti che erano dentro la scena di zona! Un altro motivo dietro la scelta del rap era che potevo dire tante cose in un solo pezzo, tra l’altro sono un appassionato di poesia e quindi mettere in rima i versi per me é sempre stata una passione. Questi due generi mi hanno influenzato così tanto che ogni pezzo che esce diventa sempre più un unione tra queste due influenze musicali”.

Il videoclip ufficiale di “Jurassic Strat”, primo brano dell’EP

Come è sopravvissuta la tua musica a questo periodo brutto che ha immobilizzato tutto il paese? Hai lavorato a nuovi progetti?

“Ok, questa domanda è sempre quella a cui non so rispondere ahaha. Quello che posso dirti è che quest’ultimo progetto ha un concept super introspettivo, forse questo periodo mi ha anche aiutato a indagare dentro me stesso. A livello concreto e lavorativo, però, è stato quasi impossibile, un ciclo senza fine. Soprattutto mi è mancato il palco, visto che i live li reputo fondamentali per la mia musica. Belle le studio sessions, ma nulla che si può mettere a confronto. Ho qualche bozza di progetti messi da parte, dato che questo EP mi ha tenuto molto occupato mentalmente e lavorativamente”.

Grazie per la chiacchierata! Saluta come vuoi, hai carta bianca! 
“Grazie a voi, per i feedback e lo scambio di opinioni. Per ora sono usciti due pezzi dell’ep, spero vi possano piacere anche le 4 tracce mancanti. Un riconoscimento va a tutto il mio team:A Nog (Marco Fabiani) per la direzione artistica e per la produzione; a Pietro Resta per le grafiche di una qualità stupenda; a Dario Menichetti per mix & master stupendi e lavorati al dettaglio; A Saint Albert per la produzione di “Floyd Rose”. Un grazie speciale va a tutti quelli che continuano a starmi accanto, che credono nelle mie idee e continuano a spingere forte!Un saluto a tutti, big up brotherzz”.

FCF Press